Pubblicato il 7 settembre 2018 · Categorie: Comunicazioni, Sacramenti (Matrimonio)
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LA FAMIGLIA COME RISORSA PER LA CHIESA

 

Fagnano Olona, 4 Settembre 2018

 

Assistiamo ad un mutamento dell’approccio della Chiesa nei confronti della famiglia, data quasi come assodata nei secoli scorsi, come un’istituzione immutabile e inattaccabile. Oggi, invece, il concetto stesso di famiglia sta vivendo un mutamento di prospettiva.

Sappiamo che la famiglia, il luogo in cui si cresce, si intessono le relazioni, è importante, sia in positivo, per le energie che suscita all’interno di un individuo, che negativo, per le ferite e le lesioni che una scorretta gestione delle relazioni può scatenare.

Qui, oggi, non voglio fare l’ennesima relazione sulla famiglia, tanto più che, come ho avuto modo di dire altre volte, il Vangelo si pone in una prospettiva che supera l’idea di famiglia, sostituita o a servizio della logica del discepolato.

Ma mi intriga l’idea che la famiglia possa diventare risorsa per la Chiesa.

Capiamoci: occorre anzitutto definire l’idea di famiglia e, in questo caso, metterei: una coppia che, nella propria relazione, mette Gesù nel mezzo, si ispira al cammino del Vangelo.ma anche l’idea di Chiesa:

La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa Corpo di Cristo. CCC 752

In che cosa la famiglia, piccola Chiesa può ispirare la Chiesa, famiglia di famiglie? In cosa concretamente, una famiglia/coppia che si ispira al Vangelo può diventare sacramento, per l’intera comunità?

 

Alcuni spunti:

 

La famiglia e il primato dell’Assoluto

Proprio chi vive un’esperienza positiva di famiglia (coppia, genitori, figli) sa che la felicità che ci deriva dalle relazioni è sempre e solo riferimento a qualcosa di più grande, di più alto, di più importante. Chi vive anche la fatica della relazione sa che è illusorio ed infantile aspettarsi dall’altro la soluzione alle proprie difficoltà, non investe l’altro della soluzione ai propri problemi, non pensa che l’altro (partner, figli) sia la sorgente della pienezza. La coppia è apertura verso qualcosa di più grande, di superiore, della sorgente stessa dell’Amore.

Nelle comunità (la parrocchia, ad esempio) questo aspetto è evidente, specie nella vita sacramentale, nell’eucarestia, ad esempio. Non ci siamo scelti, siamo stati scelti ed è Dio la sorgente ultima del nostro stare insieme.

 

La famiglia e la diversità

Non ci siamo scelti, nessuno sceglie i genitori o i figli. Solo nella coppia, e relativamente, abbiamo operato una scelta. Eppure la diversità, a volte spiccata, ci obbliga a relazionarci con gli altri, a mediare, a imparare la tolleranza, l’ascolto, la condivisione. Ad uscire dal narcisismo, dal vittimismo, dall’egoismo. A superare i ruoli, al “si deve” per incontrarsi con la specificità che ognuno è.

Così nella Chiesa va conservata e tutelata la diversità. Il Vangelo è unico e così il deposito della fede. Ma il resto, la pastorale va definita insieme, nella logica dello Spirito, senza mascherare le tradizioni degli uomini come dogmi assoluti. Organismi di comunione (o che tali dovrebbero essere) come i consigli pastorali, ad esempio, non hanno la logica del consiglio di amministrazione e sanno distinguere l’essenziale dal provvisorio. Dinamiche schiette che tutelano la diversità.

 

La famiglia e il Mistero, lo stupore continuo

Una delle esperienza più belle e difficili dell’essere famiglia è che cambiano continuamente le dinamiche, siamo diversi, in evoluzione, non siamo mai le stesse persone, eppure per gli altri pretendiamo che siano sempre loro stessi, identici, fedeli all’idea che ci siamo fatti di loro.

Solo ammettendo che siamo mistero a noi stessi e agli altri, solo accettando che la sorpresa e lo stupore, talora destabilizzanti, sono una grande risorsa, possiamo vivere la vita come un cambiamento continuo. Allora anche le fasi di fatica, le svolte apparentemente negative (ma perché le consideriamo tali? Forse perché non vanno nella direzione da noi auspicata?) sono vissute come una crescita, una liberazione.

Purtroppo, e sempre di più, la logica della lamentela, del giudizio, del pettegolezzo, infetta le nostre comunità: non va bene il parroco, non va bene la comunità, non va bene il vescovo, il catechista, il Papa… Una volta sì che la gente capiva, ma oggi… Insomma tutta una serie infinita di lamentele che, di base, manifestano una mancanza di fiducia: davvero pensiamo che Dio non sappia fare il suo mestiere! I tempi sono faticosi, certo, anche per la fede, soprattutto per chi crede. Ma c’è mai stato un momento in cui sono stati semplici?

 

La famiglia e il perdono

Dobbiamo farci andare bene tutto allora? Se i membri di una famiglia, ognuno per conto proprio, mette in cantiere per il proprio percorso il desiderio di essere felice, di scoprire la propria vocazione, di crescere, di fiorire, allora tutti crescono. E se ci sono delle ferite, perché non siamo perfetti, perché non siamo dei giusti, ecco la risorsa straordinaria del perdono la cosa più straordinaria all’interno del cammino cristiano. Voglio più bene a te che alle mie ragioni!

Una comunità che coltiva la penitenza, che non è la depressione dei cattolici! È una comunità che cresce, che sa andare avanti, che diventa davvero testimonianza e profezia per il mondo.

 

Paolo Curtaz

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